Thomas Mann ebbe a definirlo il più grande dei viventi, sostenendo né Dostoevskij né Nietzsche avessero lasciato nella terra loro un discepolo di tale rango. Viceversa Gottfried Benn confessava, nella propria autobiografia, come Pan, Misteri, Fame dovessero profondamente scuotere la sua generazione. Knut Hamsun - di lui stiamo parlando - è infatti il poeta (alienato, dilacerato) di quello che con Alfred Kubin potremmo chiamare: Paese del Sogno. Paese che in Pan - trasfigurito da uno spinto, panico lirismo - si riflette nel boreale riverbero dell'estate del Nord, sotto al cui invetriato cielo si consumano amori a contrasto, incomponibili rapporti umani, assenti ma anelate armonie naturali: insomma - non ostante, o a punto in ragione del romantico titanismo di Hamsun - l'atona, impalpabile crudeltà del cosmo.