Ci si preoccupa dei confini quando sono la scena di drammi esistenziali, come quelli vissuti dai migranti in cerca di diritti umani negati. È più difficile farlo quando la vita civile scorre pacifica, ma non è meno importante. Il libro ribalta la conoscenza dei confini con un metodo transdisciplinare che prende inizio dalle pratiche della vita quotidiana. La chiave di lettura è l'idea che siano i cittadini a produrre la materia di cui sono fatti i limiti: una materia viva e dinamica, non rigida come i muri e le recinzioni. Ciò significa anzitutto conoscere i confini come "orizzonti quotidiani" prima di ogni loro appropriazione da parte dei poteri costituiti. Essi sono effetti della convivenza umana con gli svantaggi e i vantaggi di cui siamo testimoni. Fatti a immagine della convivenza, ne riflettono le contraddizioni: l'ospitalità e l'ostilità, la fiducia e la diffidenza, l'appartenenza e l'estraneità. Sono come gli ircocervi, animali fantastici composti per metà da un capro e per metà da un cervo.