"Orazione epica" è un poema in rima composto da 483 versi, che riprende i toni e il ritmo dell'epica greca per raccontare alcuni temi universali: l'amicizia e il tradimento, la guerra e l'esilio. Ne è protagonista Filottete, personaggio mitologico abilissimo con l'arco, ricevuto in dono da Eracle. Mentre era alla testa di una flotta che doveva raggiungere Troia venne morso da un serpente sacro: la gamba ferita mai si rimarginerà, ma sgorgherà sempre sangue purulento. Ulisse convinse la flotta a ripartire, abbandonando Filottete sull'isola di Lemno, dove lo sfortunato rimase per ben dieci anni. Da qui si sviluppa il racconto di Eugenio Sideri, che trae spunto dal "Philocktet" del drammaturgo tedesco Heiner Müller e, soprattutto, da una riflessione sulla natura umana. Seguendo le vicende degli eroi epici «immaginavo quella guerra, e le guerre che attraversano il mio tempo. E quegli uomini e questi uomini; di loro, sempre, raccontiamo. Di ciò che resta, delle case che lasciano, delle madri e mogli e figli e figlie che non rivedranno. Ne è valsa la pena?» Un tentativo, un esperimento, come lo definisce lo stesso Sideri: «Misurarmi su un terreno da me inesplorato, ma sempre amato. Avvicinare il verso poetico alla narrazione di eventi. E mentre le spade e le frecce fanno ardere scintille, provare a scandagliare l'animo umano».