«Gli ultimi dipinti realizzati da Anna Bianchi tappezzano le pareti di una stanza della sua casa di Ligornetto: uno spazio trasformato temporaneamente in atelier e studio, dove dominano l'ordine delle cose e il tumulto del pensiero; la pittrice ha disposto le sue ultime opere raggruppandole in brevi cicli, quasi fossero i sottoinsiemi della serie più ampia di oli su carta realizzati negli ultimi mesi del 2022 e nei primi mesi del 2023, trascorsi tra Pietrasanta e il canton Ticino. Si tratta di opere accomunate da una scelta cromatica totalizzante, il rosso che tutto ha travolto e tutto include, tanto che si potrebbe parlare di carte monocrome, apparentemente. Osservando con attenzione si scopre la compresenza di tonalità diverse, di un rosso che si sfalda impercettibilmente in altri rossi, che si sovrappongono oppure si sfiorano, ritagliando forme sospese e orizzonti immaginari. Mi accorgo che lo sguardo sta mettendo a fuoco dei paesaggi, che giungono trasfigurati da un luogo lontano. In alcuni casi ci si trova di fronte a distese rosse quasi ininterrotte, in altri casi il rosso è interrotto da accenni o inserti di gialli, neri, viola o verdi, zone di colore che si inseriscono nel tessuto del dipinto come fossero tasselli irregolari a formare una composizione astratta, senza tuttavia articolarsi secondo una rigida struttura. Perché anche le composizioni più geometriche mantengono in queste opere una fluidità che rende i confini labili: così l'orizzonte include cieli e montagne, deserti e (forse) vulcani, o dune e campi. Da qualche parte si intuisce il profilo di una città notturna; a volte dallo sfondo si staccano piccole macchie scure, presenze dotate di una loro autonomia o forse sono le impronte di corpi (quelli senza vita di migranti?), segno della nostra condizione di naufraghi abbandonati su una spiaggia deserta, o ancora figure che conquistano una loro autonomia in questi deserti rossi e vibranti, sovrastate da un passaggio di nero plumbeo....» (Rosso sacro di Emanuela Burgazzoli)