Utilizzando le sue competenze di medico e di psicologa, l'autrice illustra, con termini facilmente comprensibili anche ai non addetti ai lavori, i fenomeni psicologici e fisiologici retrostanti all'espressione dell'aggressività, della competitività e dell'istinto di sopravvivenza e che presiedono all'apprendimento e impiego delle tecniche delle arti marziali. L'interazione fra paleoncefalo, sede degli istinti, archiencefalo, sede delle emozioni, e neoncefalo, sede del pensiero razionale, caratterizza la nostra specie e ci rende capaci di apprezzare un'opera d'arte, prevedere un pericolo, o semplicemente reagire ad uno stimolo. Ma quando gli eventi precipitano, il nostro cervello reagisce automaticamente e la parte "animale" prende il sopravvento, spesso salvandoci la vita. Vengono inoltre analizzati anche quei meccanismi fisiologici e metabolici in azione prima, durante e dopo il combattimento e le componenti fisiologiche e patologiche del comportamento aggressivo. In relazione a quest'ultimo aspetto, un'attenzione particolare viene posta al contesto sociale, giuridico e filosofico in cui la pratica delle arti marziali viene coltivata ed alla valenza etica che dovrebbe assumere.