«Il pennino. Di quelli che si usavano a scuola negli anni Quaranta del secolo scorso. Un lavorio di insetti che, nel silenzio della classe, graffiavano impercettibilmente le pagine di quaderni con la copertina nera e le coste rosse. Sarà un caso, ma le due parti in cui il pennino è bipartito si chiamano ali (o rebbi). E perché l'inchiostro scorra e si depositi sulla carta nella quantità e nel modo voluti va trovata la giusta pressione per aprire e chiudere quelle ali. Il pennino ti educa alla misura, e non solo. Scrivere e, ancor più, disegnare a penna hanno elementi in comune con l'uso di uno strumento musicale, per un verso, e con il volo, per un altro. Se lo sai assecondare, il pennino ti può portare sulle sue ali. Se poi ti risuona dentro una musica come quella di Erik Satie, il volo può beneficiare di correnti d'aria ascensionali, come accade per gli alianti. È quello che è accaduto nell'esecuzione dei 29 disegni qui riprodotti, nati d'impeto il 2 giugno 1998 sulle pagine di un quadernetto, in vista del compleanno, il giorno dopo, della donna amata. A un certo punto, a dare stabilità al volo, sull'inchiostro di china color seppia, sono intervenuti tocchi di pennello intinto in un acquerello rosa o semplicemente nell'acqua.» (G.C.)