Gli elementi caratterizzanti l'animus della middle class italiana, che la distinguono dagli altri segmenti sociali, possono essere descritti in un decalogo (vedi in particolare il sesto capitolo di Risso): una minor presa del senso del dovere; una maggiore valenza degli aspetti relazionali quali amicizia e equilibrio; una certa attenzione alla cultura; la ricerca di una vita dinamica e vitale; una maggiore valenza del tema sicurezza; il maggior peso del concetto di forza; una maggiore pulsione verso l'essere una persona aperta; una minore propensione alla leggerezza fine a se stessa; una non particolare propensione alla spiritualità e al credo; la ricerca del bello, dell'eleganza e dell'ammirazione. La middle class ha ampiamente abbandonato la volontà di realizzare nuovi futuri sociali, ma è concentrata sul dare valore alle cose che "costituiscono il tutto dell'esistenza", che generano senso narrativo per sentirsi su un gradino nella scala sociale più alto o particolare e differente. Gestire il tempo, dimostrare la distanza dagli altri, mangiare in modo ricercato, teatralizzare il proprio sapere e quello dei figli, mostrare il peso e il valore delle proprie relazioni sono i tratti complessivi del copione dell'esistenza che piace mettere in scena a una gran parte del ceto medio. Il quadro che esce dalla lettura di "Oltre il rancore" è a tinte fosche: il pessimismo ha preso il sopravvento, gli stati di conflitto sembrano nuvole all'orizzonte, l'infragilimento è complessivo. Eppure, abbiamo il dovere di leggere più in profondità i tentativi di risposta del ceto medio italiano. Occorre volgere lo sguardo anche alla sua resilienza, alla sua indomita costruzione di filiere produttive e di senso per il lavoro, al ripensamento nei gusti e nelle aspirazioni.