In una società inebriata dal culto della giovinezza, tutto cospira per collocare la terza età sotto il segno del disvalore e della mancanza, in particolare se si tratta di donne. La possibilità stessa di costruire una solidarietà femminista intergenerazionale è gravemente compromessa dalla falange di luoghi comuni che stringe d'assedio la «donna anziana». Eppure a questa pressione si può resistere superando gli stereotipi legati all'età e disponendosi a cogliere il potenziale radicale racchiuso nella transizione verso una nuova fase dell'esistenza. Per esempio rimarca Steinem, dopo i Sessanta arriva un inaspettato senso di liberazione, le donne diventano meno radicali si arriva a un nuovo confine della vita dove non vedi l'ora "di scambiare l'eccesso con la moderazione e la sfida con l'apertura e la pianificazione dell'ignoto". Muovendosi tra autobiografia e riflessione politica, Gloria Steinem riscopre una tradizione nascosta di pratiche femminili capaci di fare della vita oltre la menopausa un centro dinamico di attivismo e teoria femminista.