Al pianterreno di una casa, in un quartiere di una denigrata periferia di una qualsiasi città, vive Caterina. La casa è buia e la vista ostacolata da un muro, siepe leopardiana oltre cui la giovane quattordicenne immagina una vita lontana. Accanto a due sorelle e una madre anaffettiva, Caterina trascorre le sue giornate tra la passione per lo studio, alimentata dalla sua professoressa di italiano, sua mentore e guida, e la compagnia della migliore amica e del fidanzato. Con il racconto di sé, in un alternarsi continuo di passato e presente, la protagonista fa emergere lo spaccato di un quartiere, di una realtà sociale abbandonata al degrado, alla grettezza e al diniego di una possibilità di riscatto. Ma Caterina non vuole salvare nessuno, e non è né migliore né peggiore degli altri. Senza essere eroina o vittima, è semplicemente diversa. Tra momenti spensierati e drammatici, al lettore non resta che immergersi in una vicenda appassionata che non lascia spazio ai giudizi, ma che, anzi, spinge a immaginare un futuro migliore per i personaggi del romanzo.