Gli anni Venti, con le lunghe notti parigine tra musica classica e jazz, insieme agli scrittori americani della "generazione perduta", guidati da un Ravel stralunato dai blues e sulle tracce di Josephine Baker. Poi la polvere degli anni Trenta, con un viaggio nella pancia dell'America, lungo le strade della crisi, dei nemici pubblici, dei blackfaces e del sogno californiano, seguendo la mitica Route 66. La vicenda umana e artistica di Aaron Copland come due lenti degli stessi occhiali, quelli di un compositore moderno che ambisce a dare voce e identità all'America più vera. E che odia, invidia, ammira il più affermato dei nuovi talenti: George Gershwin.