Protagonista del secondo Ottocento italiano ed europeo, Giosuè Carducci (Valdicastello, Pietrasanta, 1835 - Bologna, 1907) è stato poeta, prosatore, studioso di letteratura e intellettuale militante. I suoi versi - dai giovanili "Juvenilia" (1850-60) ai successivi "Rime nuove" (1861-67) e "Levia gravia" (1861-71); dalle robuste invettive politiche e morali dei giambi ("Giambi ed epodi", 1867-79) all'epicità delle "Odi barbare" (1877-89) - hanno costituito un ineludibile termine di confronto per più generazioni. Il suo magistero professorale - avviato nel ginnasio di San Miniato all'indomani della laurea, conseguita a Pisa nel 1856, poi proseguito dalla cattedra universitaria di Bologna, dal 1860 al 1903 - e la ricchissima messe dei suoi lavori eruditi, rivolti con penetranti saggi e accurate edizioni a tutti i secoli della letteratura italiana, dalle origini al Settecento, hanno contrassegnato un intero capitolo della nostra storia letteraria. Nel 1906 gli fu conferito, primo italiano, il premio Nobel per la letteratura.