Spesso citato e richiamato nei campi più diversi per via dei suoi fulminanti e affascinanti "frammenti", Novalis (Georg Friedrich Philipp Freiherr von Hardenberg, 1772-1801) viene qui studiato e analizzato in un orizzonte complessivo e finalmente unitario. L'autore prende attentamente in considerazione ogni tappa speculativamente significativa dell'opera di Novalis, mostrando come l'esito poetico-letterario della scrittura novalisiana non sia frutto di improvvisazione, anche "illuminata", ma si saldi strettamente ai suoi presupposti teoretico-estetici. L'immagine che ne scaturisce non è perciò più quella di una figura isolata e dedita al culto dell'irrazionale, bensì quella di un pensatore certamente "romantico" ma nel significato migliore di questo termine, in felice e produttivo scambio con le correnti filosofiche, scientifiche e poetiche della sua epoca. Kant, Hemsterhuis e Fichte, assieme agli studi di fisica e medicina, si rivelano i punti di riferimento privilegiati di quelli che non tanto, e non più certo soltanto, vanno considerati come "frammenti", quanto piuttosto parti integranti e coerenti di un'opera centrale dell'età romantica tedesca ed europea.