Consulente editoriale, critico, poeta assoluto del Novecento catalano, Gabriel Ferrater realizza - fra il 1961 e il 1972 - queste schede di lettura per le case editrici Seix Barral e Rowohlt. I suoi pareri editoriali trascorrono fulminei dalla narrativa (Nabokov, Fukazawa, Susan Sontag) alla saggistica (Ezra Pound, Robert Graves, Alberto Arbasino) e confluiscono in questa raccolta con chiarezza di traiettoria, furore critico, irresistibile ironia: «Altri due romanzi così, e scommetto che il premio Nobel le salterà addosso con la stessa impazienza di un pechinese» scrive di Alba de Céspedes, stracciando il galateo. Un'ironia che all'improvviso svolta in beffarda rassegnazione: «Il libro è meno ripugnante che ridicolo; purtroppo, però, non riesco a trovare una consolazione migliore» (qui il malcapitato è John Dos Passos). Ogni editore vorrebbe avere al suo fianco Gabriel Ferrater, uno, due, tre Ferrater capaci di suggerire libri in tedesco, francese, inglese, italiano, mostrando - con la leggerezza prodigiosa dell'erudizione - che il parere di lettura può trasformarsi in un genere letterario.