"Non riconosco allo specchio" è una riscrittura, in forma di monologo, della storia di Edipo. È notte. Un uomo affabilmente istrionico, cieco, esageratamente cieco, ha voglia di raccontare una storia. Ha bisogno di ricapitolare un 'esistenza, di comprenderne meglio il senso e il destino. Forse per giustificarsi di quanto volle rivelare? È Tiresia che avanza, vestito come un dandy contemporaneo, con occhiali spessi e bionici. Ed è di Edipo, della sua saga, che ha necessità di narrare. L'indovino in effetti ha più di qualcosa in comune con il figlio di Laio. Entrambi ciechi, entrambi hanno stravolto l'ordine dei tempi e dei generi. Tutti e due, soprattutto, si muovono nel campo della sapienza: uno disvela il futuro, l'altro scioglie enigmi. Tiresia - divenuto col tempo assai più sgamato, tanto per adeguarsi ai tempi che di ogni verità hanno fatto una favola - non rinuncia però a cercare la tomba dell'uomo che mise di fronte ai suoi più orridi atti. Qualcosa di sacrificale lega queste due figure: la ricerca della verità da parte degli umani è un viaggio ai margini di qualsiasi certezza.