A Napoli le politiche urbane messe in campo negli anni '90 e nei primi anni del 2000 compongono un quadro molto variegato. Guardando alle interazioni tra attività di governance, mondi sociali degli attori urbani e "capacità istituzionale", sembra emergere un insufficiente adeguamento delle nuove forme di governo della città e del territorio. Che resta impacciato dalla "lentezza" del cambiamento delle tradizionali forme di government. Eppure, nelle città e nelle regioni urbane in competizione si rafforza sempre più l'esigenza di una capacità istituzionale in grado di sperimentare la costruzione di attori collettivi immersi in processi creativi di contrattazione. La capacità istituzionale - nella prospettiva con cui il libro guarda al governo di Napoli nel passaggio del secolo - non riguarda soltanto il coinvolgimento degli attori forti e l'intensificazione delle forze emergenti, ma anche la messa in gioco di aspetti decisivi dell'interazione sociale, quali le risorse cognitive, relazionali, fiduciarie e di co-operazione. Capacità istituzionale che, in questo senso allargato, è anche mobilitazione di conoscenze e di risorse relazionali per l'agire collettivo, è apertura alle competenze e alle intelligenze individuali emergenti dalla società locale. La narrazione di alcuni casi esemplari della realtà partenopea, volutamente selezionati da settori diversificati di politiche, porta a concludere che, sebbene nessuno, alla metà degli anni novanta, aveva pensato che tutto fosse "così facile".