Testi di Patrizia Spadin e Paolo Maria Rossini
Qual è – anzi, qual era – il senso dei ricordi, dei pensieri di una memoria sepolta che affiorano alla nostra mente, come immagini apparentemente chiare? Alcune ci fanno intuire la loro esistenza, ma di fatto non possiamo saperne nulla. Come se guardassimo il retro di una fotografia, come vecchi negativi o doppie esposizioni non volute, come immagini completamente capovolte. Sono ricordi recenti, quello che la nostra mente fa trasparire, oppure avvenimenti e immagini di un passato che non sappiamo quanto essere remoto? Sono reali? E le frasi che ricordiamo, cosa significano o significavano? Cosa stiamo vedendo o pensando? Perché non capiamo nulla di tutto ciò?
Non correre è un libro che non parla di Alzheimer, né di ogni altra forma di demenza. Quello che il libro assume come scopo e aspirazione, quello che spera è, in realtà, che il lettore percepisca quel pochissimo che diversamente ci è dato solo immaginare, provandolo sulla sua stessa pelle.
Quello che il malato perde è il senso, è la capacità di far rientrare tutto in una categoria logica riconoscibile: la capacità che i Greci chiamavano diagnosis. Una diagnosi che potrà arrivare solo dall’esterno, e in maniera del tutto separata da noi. Così, un opuscolo bilingue, attraverso contributi testuali e al di fuori della nostra esperienza visiva, andrà alla ricerca di quanto a noi manca: la diagnosi.