«Che cos'è un "nido di nobiIi" per Turgenev?» si chiede Fausto Malcovati nella sua prefazione. «È il luogo che conserva la storia di intere generazioni, è il luogo da cui si parte per crescere e a cui si torna per ritrovare la pace, quando tutto intorno sembra perduto: è il luogo dove ci sono le radici.» Anche Fëdor Lavreckij, il protagonista del romanzo pubblicato nel 1859, un nobile russo educato all'occidentale ma profondamente legato alla sua terra, torna in patria, nel suo nido e nel solco degli avi, dopo un vagabondare inconcludente fra le capitali europee e la rottura con la moglie di cui ha scoperto l'infedeltà. Deciso a occuparsi coscienziosamente delle sue tenute e dei suoi contadini e a ricostruirsi una vita, conosce nella casa della cugina Mar'ja Dmitrievna- un altro nido - la giovane Liza, e resta affascinato dalla purezza, dalla rettitudine e dalla spiritualità del suo animo. Il loro sarà un amore castissimo e impossibile, segnato dall'infelicità e dalla rinuncia, ma le pagine che Turgenev vi dedica, nel loro incanto sommesso, costituiscono la parte più originale e più autentica di un romanzo che ci consegna con Liza una delle figure indimenticabili della letteratura russa.