Chiuso nel rimpianto e nel dolore come in una autentica prigione da cui non vuole e non può uscire, il giovane violinista rinuncia a ogni contatto con il mondo, avvertendo come un tradimento il vivere e la sua stessa musica quando lei non è più con lui a condividerli. L'infinito dolore, attentamente coltivato, non trova sfogo se non nelle allucinazioni, vere visioni che assumono l'aspetto del reale, un incubo a occhi aperti, soffocate solo apparentemente nell'assenzio che invece le nutre, rendendole più vive e mostruose.