Testimone oculare dell'Operazione Gomorrah, Hans Erich Nossack (1901-1977), "il più grande scrittore tedesco del dopoguerra" secondo Sartre, traccia in questo come in altri racconti scritti durante e dopo la guerra un confronto serrato con le possibilità di reazione esistenziale al nulla, assurto ad unica certezza ontologica dell'io. Abbozzato nel 1942, Nekyia fu pubblicato con il sottotitolo Bericht eines Überlebenden (Resoconto di un sopravvissuto) nel 1947 e rappresenta uno dei testi di Nossack di più difficile accessibilità. Visione poetica e costruzione intellettuale dal taglio surrealista, il racconto offre, nella sua intricata cornice simbolico-mitica, un viaggio regressivo nell'atemporale. La catabasi apre le porte al dialogo con i modelli della tradizione culturale occidentale, unico residuo del passato annientato dall'incursione della storia, mentre figure archetipiche (che richiamano alla saga degli Atridi) assurgono ad annunciatori di un possibile superamento del trauma, della catastrofe e, soprattutto, della colpa. Il mito di Oreste e il viaggio di Odisseo (esplicitamente evocato già dal titolo, che richiama l'XI Canto dell'Odissea) si intrecciano con visioni apocalittiche e paesaggi lemurici, funzionali alla rappresentazione di quel punto zero che Nossack destoricizza e riconduce al mito.