Il ricettario di casa Sacchi, trascritto da Margherita, non è di principi e nemmeno di popolo. Patrimonio culinario e famigliare che percorre la prima metà del Novecento, appartiene a quel ceto intermedio - oggi diremmo classe media - che fu la piccola borghesia del secolo breve: piccola, rurale, e mantovana. La lente gastronomica ingrandisce il dettaglio della storia di famiglia fino ad arrivare alla cuoca, nel nostro caso alle cuoche - Aldina Savioli e Edmea Sala - rispettivamente nonna paterna e madre di Margherita Sacchi, le quali annotavano le ricette nelle pagine di un'agenda della Banca Agricola Mantovana del 1953. In quella data erano già passati circa tre decenni dal probabile inizio della raccolta di ricette, ovvero dopo che Aldina Savioli e Ugo Sacchi si unirono in matrimonio, nel 1920, prima che il lavoro venisse trascritto sull'agenda, in seguito riordinato e oggi recuperato. Il risultato è eccellente: un ricettario a stretto uso famigliare, ricco e pratico, corredato da disegni e opere d'arte che ci portano in quelle cucine novecentesche; un breviario del gusto appartenente alle piccole virtù domestiche, alla pace e all'amore della buona tavola.