"La presenza di microplastiche nella placenta significa che la plastica è arrivata a colonizzare il grembo materno: per la prima volta abbiamo dimostrato la presenza di materiale artificiale nel corpo del bambino in formazione." Tutto comincia su una spiaggia della Sardegna, una di quelle poche spiagge ancora incontaminate, lontane dai circuiti del turismo di massa. Quando, passeggiandovi in una nuvolosa giornata di aprile, Antonio Ragusa, ostetrico e primario del reparto di ginecologia dell'ospedale Fatebenefratelli di Roma, trova, mischiata alla sabbia fine, una miriade di minuscoli pezzettini di plastica, ha una sorta di conversione ecologica. Com'è possibile che siano arrivati fin lì, in un luogo così sperduto? Bisogna fare qualcosa, ripulire i mari, gli oceani, le coste. Quello che ancora Ragusa non sa e che scoprirà a breve è che la plastica ormai non si è limitata a invadere il mondo circostante, è arrivata fin dentro di noi, nel nostro corpo. Grazie a una ricerca scientifica condotta con il supporto dei suoi collaboratori, Ragusa ha infatti dimostrato che le microplastiche sono arrivate persino nel grembo materno. Le conseguenze della sua scoperta sono di ampia portata: la presenza della plastica nel corpo umano potrebbe alterarne i meccanismi immunitari e modificare il modo in cui l'organismo gestisce il metabolismo dei grassi. Un mondo privo di plastica, tuttavia, non è più possibile. Quello che possiamo fare, tutti, è cercare di minimizzarne l'impatto, esercitare la nostra consapevolezza e prenderci cura del nostro pianeta, proteggendolo da noi stessi.