Antonio Pigliaru (Orune, 1922 - Sassari, 1969) è stato fra gli intellettuali sardi di maggior prestigio del secondo dopoguerra. Nei suoi studi, di prevalente carattere filosofico, giuridico e politologico, risulta costante anche l'interesse per i problemi educativi e scolastici, via via allargatosi ai temi della formazione degli adulti e della didattica universitaria. Lungimirante organizzatore di cultura, si contraddistinse per l'assiduo impegno pedagogico-civile, in cui profuse il singolare carisma di educatore, dai connotati tipicamente socratici. Nell'elaborazione della sua pedagogia risultò decisivo l'influsso dell'attualismo gentiliano, integrato però da motivi e aperture suggeritegli dal confronto critico tanto con alcuni interpreti del personalismo francese (Marcel, Maritain, Mounier) quanto con esponenti rappresentativi dell'attivismo (Ferrière, Decroly, Dewey, Kilpatrick, Montessori). Il graduale e sempre più convinto accostamento al pensiero gramsciano non implicò, per Pigliaru, un distacco dai consolidati canoni spiritualistico-personalistici di analisi dell'evento educativo, ma gli offrì nuovi strumenti di lettura del fenomeno nel complesso quadro delle interferenze socio-culturali e politiche. La passione per l'educazione dell'uomo in pienezza di umanità, l'amore per la Sardegna, la dedizione allo sviluppo dell'isola furono, da parte dell'autore sassarese, impegno costante di una vita vissuta con forte intensità e serena consapevolezza...