Siamo nel 1548 e l'umanista fiorentino Benedetto Varchi, nel contesto della giovane Accademia fiorentina voluta da Cosimo de' Medici e della quale era console dal 1545, tiene una pubblica lezione sulla generazione dei Mostri, che diverrà a suo modo storica. Argomentando con originalità e destreggiandosi brillantemente tra le tante fonti classiche e coeve a sua disposizione, arriverà a dare un contribuito inaspettatamente moderno su di un tema dalle profonde implicazioni sociali, culturali e religiose. Tra la fascinazione e la curiosità per questi esseri senza tempo, si fa strada nel ragionamento del Varchi una recuperata attenzione alla filosofia naturale, di stampo prettamente aristotelico, che finisce per divenire quasi il primo timido ed inaspettato vagito di quel lungo processo che porterà, in epoca moderna, alla cosiddetta "naturalizzazione dei mostri".