Scrivere di Roma e della sua storia moderna partendo dallo status di capitale del neonato Regno d'Italia significa rappresentare la molteplicità, le contraddizioni, le spinte politiche e culturali, i conflitti che hanno accompagnato la diversità irriducibile, l'imperfezione appunto, sua e del Paese. Il libro, attraverso saggi che ripercorrono le vicende della Roma dalla fine '800 alla fine degli anni '60 del "secolo breve", compone un quadro tanto complesso quanto originale della Città Eterna che ne rivela aspetti inediti e poco investigati dalla storiografia recente. La scelta ha coinvolto la borghesia cittadina, quella attiva nei moti del 1848-49, che viene bloccata verso il naturale sbocco imprenditoriale, e avviata verso i ministeri, l'amministrazione pubblica, l'Università. Mentre arti e mestieri ("intelligenza e arte") vengono preservati, impedendo la loro dissoluzione nella fabbrica capitalistica. Così dalla "presa di Porta Pia" alla questione cattolica; dai nove mesi dell'occupazione nazifascista del 1943-1944 fino alla ricostruzione convulsa e contraddittoria del dopoguerra (passando per il ventennio del regime fascista) il racconto di Roma composto dal volume diviene una ricostruzione polifonica che mostra la natura imperfetta e spuria delle sue identità e le raffronta con i grandi temi della modernità che parlano della Capitale di oggi e più ancora del nostro presente.