Francesco D'Episcopo scandaglia pagina dopo pagina, in un continuo ricercare, quella sopravvivenza minima che è sempre in pericolo, intorno a quei fantasmi ove il vuoto che avanza è affamato di rabbia. Scrive ricamando frasi che si dispongono a cerchi concentrici, l'uno dentro l'altro, l'uno di volta in volta illuminato e contemplato dall'altro.