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“La lista
delle mie paure è lunga, ma ce n'è una che supera tutte le altre e mi dà le
vertigini. La mia paura più grande è che di noi un giorno si dica: quell'uomo
ha trascorso trentacinque anni con la donna sbagliata”.
La protagonista
di Mio marito di Maud Ventura ha
tutto: è splendida, vive nella casa più bella del quartiere, ha un buon lavoro,
un marito che ama da 15 anni, due figli, benessere e amici. Una vita
invidiabile, costruita con attenzione, con ritualità studiate, con maniacale
cura dei dettagli. Unghie curate, capelli biondi alla Grace, abiti sempre
impeccabili: dietro la maschera di una perfezione algida quasi hitchcockiana,
si nasconde un senso di insicurezza lacerante. Tanto il marito è sereno quanto
lei è sopraffatta dai dubbi, e dalla continua sensazione di una catastrofe
imminente: il momento in cui il marito, infine disinnamorato, la lascerà.
Piena di paure,
gelosa e insicura, vede nel rapporto col marito un pericolo costante, indaga
ogni suo gesto, ogni sua parola nella fanatica ricerca di segnali di cedimento,
di abbandono, di tradimento.
L’amore
appassionato, totalizzante è un misto di devozione e narcisismo, di spionaggio
e annotazioni. Perché si, la moglie tiene annotati sguardi, tocchi,
manchevolezze, frasi poco gradite, complimenti non arrivati o stentati, baci
non abbastanza affettuosi, addirittura registra le conversazioni col marito e
poi le riascolta, e per ogni presunta mancanza definisce una pena.
“Mio
marito non ha più un nome, è mio marito, mi appartiene”.
Far finta di
non sentirlo quando parla, spostare le sue cose: i gesti puntivi messi in atto
bilanciano le supposte frustrazioni del rapporto.
L’amore
coniugale descritto da Maud Ventura nel suo primo pungente romanzo è il
racconto di una nevrosi, che gioca sui simbolismi, attribuisce colori alle
giornate, lavora a un breviario amoroso che non conosce limiti al suo bisogno
di controllo. Un po’ Fedra, un po’ Amante di Duras, la protagonista è una
moglie devota che fa ruotare tutta la sua esistenza attorno al ritorno a casa
del marito, vissuto ogni sera come un’epifania, l’inizio di una recita studiata
nei particolari. Ma basta un niente per far crollare tutto, basta che il marito
la paragoni a una clementina, o che sposti la mano sul divano.
Cresciuta in
una famiglia più modesta di quella del marito, ha imparato l’eleganza, le buone
maniere, un galateo capace di diventare strumento di accettazione sociale, per
raggiungere lo scopo di un husband material, l’uomo giusto con cui costruire la
propria vita. Ma la sensazione di inadeguatezza, in un ambiente non suo, la
mina e la rende fragile: a nulla servono i vestiti giusti copiati dalle altre,
i mobili copiati dalle riviste, i comportamenti copiati dai libri di buone maniere.
Una lista di regole da seguire con attenzione per far si che il suo uomo le
resti accanto, una lista di trappole per metterne alla prova il sentimento e la
fedeltà. Nulla è autentico e spontaneo, tutto è fatto per camuffare, per
assicurarsi amore, per tenersi il marito, con un senso possessivo e
totalizzante, che esclude tutto e tutti, anche i figli che non sono mai al
primo posto nella mente della protagonista. Il podio è solo del marito, di Suo
marito.
La sua è una
perenne irrequietezza, un disagio che la conduce a comportamenti pericolosi.
“Non
faccio in tempo a trovare una posizione comoda sul letto che inizia a prudermi
tutto il corpo. Ogni sera è la stessa storia. Quando sto per addormentarmi, mi
prude dappertutto: la testa, le cosce, i gomiti, la nuca, la pancia”.
Autrice di un
podcast sull’amore, ventottenne, Maud Ventura sorprende con la forza di una storia
di dipendenza affettiva che si sviluppa in una settimana, dal lunedì alla
domenica, con un ritmo incalzante, e che sfiora i contorni di un thriller
psicologico.
Vincitore del
Prix Du Premier Roman, Mio marito è un libro che inquieta, diverte, fa
riflettere sulle dinamiche spesso asfissianti della relazione coniugale,
analizzandola dal punto di vista della moglie: con una scrittura ipnotica, un
umorismo nero che si rivela vincente, e con un finale che sorprende, è un’irresistibile
lettura sulla vita di coppia e sulle donne che amano troppo,
“A volte
mi immagino da sola sulla Terra con lui. Invento un'epidemia fulminante, una
guerra nucleare di cui siamo gli unici superstiti, un'isola deserta su cui
piombiamo dopo un incidente aereo. Quando penso alla mia felicità, la vedo
coniugarsi sistematicamente a due: siamo da soli e siamo in due.”
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