Cartonato con sovraccoperta, ill. colori e b/n. Il volume affronta una linea d’indagine del tutto innovativa collocando la figura di Mimmo Rotella in rapporto dialettico con il contesto del dopoguerra secondo un percorso cronologico che inizia nel 1948 per concludersi con il 1970. Si crea, così, un dialogo a più voci dove gli interlocutori sono, di volta in volta, i protagonisti della Roma anni Cinquanta, gli esponenti del Nouveau Réalisme o gli autori americani della Pop art, da Robert Rauschenberg a Andy Warhol, da Claes Oldenburg a Robert Indiana.
Come scrive Alberto Fiz nel saggio che introduce il volume "Rotella impone un proprio modello iconografico in grado di dialogare con le due realtà, quella europea e quella americana. Ciò è reso possibile dal fatto che i décollage sviluppano nuove ipotesi interpretative dove la lacerazione inverte il senso assumendo un aspetto ricostruttivo. L’immagine, del resto, eternizza la sua presenza effimera sacrificando la propria integrità sino a porre in discussione i modelli imposti dalla società dei consumi, così come dalla stessa Pop art." Intorno al maestro del décollage e alle sue tre città di riferimento, Roma, Parigi e New York si svolge una ricerca approfondita, evidenziata da un ricco apparato iconografico di oltre quattrocento immagini e una serie di documenti inediti.
Non manca nemmeno la ricostruzione di mostre determinanti come A 40° au-dessus de Dada alla galleria J di Parigi, The Art of Asemblage al Moma di New York, New Realists alla Sidney Janis Gallery di New York che sancisce il primo incontro ufficiale tra Pop art e Nouveau Réalisme o la Biennale di Venezia del 1964 dove Rotella partecipa con una sala personale nell’edizione che rivela in Europa la Pop art e consegna a Rauschenberg il primo Premio. Proprio in quell’occasione Pierre Restany scriveva: “Io penso che la presenza di Rotella sia un elemento capitale nella situazione artistica dell’Italia di oggi sia per tutto ciò che egli ci fa vedere che per ciò che ci spinge a pensare”. Il volume si conclude emblematicamente con il decennale del Nouveau Réalisme celebrato a Milano nel 1970.
L’opera è arricchita dalle testimonianze inedite di alcuni artisti che hanno descritto Rotella con irriverenza e ironia ma sempre riconoscendone il valore artistico e il ruolo di provocatore estetico. Tra questi Christo e Jeanne-Claude, suoi compagni d’avventura nel movimento del Nouveau Réalisme, che ne fanno un’affettuosa descrizione umana definendolo “uno dei maggiori artisti italiani del dopoguerra”. Tra i testimoni ci sono anche Getulio Alviani, Agostino Bonalumi Giosetta Fioroni, Gino Marotta e Achille Perilli. Quest’ultimo, insieme a Piero Dorazio, nel marzo 1951 aveva presentato la prima mostra personale di Rotella alla galleria Chiurazzi di Roma.