Valentino non sa nulla della grande storia - l'attentato di Sarajevo, gli scontri tra interventisti e neutralisti, la giravolta delle alleanze - ma un giorno il suo re gli ordina di partire per il fronte. Sul Carso, tra villaggi devastati dalle cannonate e gente attonita e disperata, il paesaggio un tempo familiare è diventato irriconoscibile. Il monte Ermada - nient'altro che «un rialzo», a dispetto del nome - è teatro di uno stallo sanguinoso che inchioda nelle trincee i soldati italiani e austriaci. Tra pioggia, fango e lamenti di moribondi, Valentino combatte, forse uccide, spesso sprofonda nei meandri di una coscienza semplice e vivissima insieme. L'epilogo antiretorico e inatteso del racconto di un soldato qualunque rilegge e trasfigura uno dei miti fondativi dell'Italia contemporanea.