La letteratura aiuta la storia a farsi coscienza utopica, affidando all'enérgheia espressiva del linguaggio poetico e narrativo il compito di significare l'eccesso di senso da scoprire in ogni altro, pure inanimato, che la metafora anima con il suo percorso tensivo tra logica ed analogica. Per meta non la normalizzazione del senso, non la sua riduzione, dunque, entro il confine tracciato all'interno del corto circuito tra il simile, l'identico ed il determinato, ma l'esplorazione di un senso dissomigliante, per orizzonte comuni evocazioni più profonde, ritrovate oltre lo spostamento del limite. In effetti, in ogni testo letterario non è da rintracciare la metafora di un viaggio ermeneutico 'oltre Itaca', verso lo spostamento di qualsiasi linea circoscritta come confine di identità e di monologia semantica?