Iniziato da Sergej M. Ejzenstejn nel 1937, «Charlie the Kid», che qui presentiamo con altri due brevi testi del grande regista su Charlie Chaplin, avrebbe dovuto far parte di un libro incompiuto, "Metodo", insieme a studi sulla fruizione dell'opera d'arte, sul cinema di David W. Griffith e sul «grande artista e maestro» Walt Disney. Ejzenstejn nutrì per l'intera vita un affetto profondo, una stima senza confini nei confronti di Chaplin, che ebbe modo di conoscere nella sua sfortunata esperienza cinematografica in America nel 1930. «Si festeggia in questi giorni il vostro giubileo,» così scrive Ejzenstejn «e io ricordo con calore quei sei mesi durante i quali ci siamo frequentati a Hollywood, le nostre partite di tennis, i nostri giri per i grandi parchi d'attrazioni popolari, dove i giovani che incontravamo vi battevano amichevolmente sulla spalla dicendo: "Hello, Charlie!", le nostre crociere sul vostro yacht nelle acque dell'Oceano Pacifico al largo dell'isola Catalina. [...] La vostra via fu quella di un'arte che gode di un favore senza pari nel mondo intero, e che professa un profondo amore per l'umanità, quale voi avete manifestato sin dai vostri primi film. Per questo amore verso l'uomo, per il vostro desiderio di partecipare alla lotta dell'uomo in cerca della sua dignità e di condizioni di esistenza degne di lui, per le vostre magnifiche opere, si vorrebbe battervi confidenzialmente sulla spalla, come si usa da voi, in America, e dire dal profondo del cuore: "Hello, Charlie!... Mano nella mano per molti anni ancora, e lunga vita ai più grandi ideali dell'umanità!"».