Scritto in forma di monologo-confessione, "Memorie del sottosuolo" è la storia della fallita redenzione di una prostituta e, al tempo stesso, un'indagine tormentata sull'inconscio e sui limiti dell'intelletto a capire a fondo se stessi e gli altri. Affetto dal male di vivere, 'l'uomo del sottosuolo' è un giovane e inconcludente impiegato che, pur riconoscendo l'immensa ricchezza racchiusa nel suo intimo, è divorato dall'incapacità di rapportarsi a un mondo esterno, da cui è in qualche modo rifiutato e che egli ossessivamente insegue e rinnega. È un antieroe, un uomo sofferente e, come tale, non può che attirare la pietà e la simpatia del lettore. "Vi giuro signori che l'essere troppo consapevole è una malattia, un'autentica, assoluta malattia". Memorie del sottosuolo, tappa fondamentale nella crescita letteraria di Dostoevskij, descrive l'uomo sensibile quale superfluo alla realtà di ogni giorno e come tale, proprio a causa della consapevolezza di questa sensibilità e del vano tentativo di soffocarla, destinato all'autodistruzione. "Un essere che si abitua a tutto: ecco, penso sia la migliore definizione che si possa dare dell'uomo. Forse io mi credo un uomo intelligente proprio e solo per questa ragione: in tutta la vita non mi è mai riuscito di portare a termine alcunché".