12/01/2008
Di violetta54
5 stelle su 5
La storia del “ viddrano che si maritò con una sirena”, Camilleri la ascoltò per la prima volta dalle labbra di Minicu, il mezzadro di suo nonno, che con i suoi fantastici racconti, esortava lo scrittore, allora bambino, a chiudere gli occhi per riuscire a scorgere la magia insita nelle cose( pi vidiri le cosi fatate), quella che non può essere vista con gli occhi dischiusi alla ragione.
Camilleri ora ci invita a sua volta a farlo, regalandoci questa bellissima favola, questo poetico “cuntu” che, con il suo dialetto armonioso e incantatore, ci trasporta in un mondo dove mito, storia, scienza, leggenda e verità si abbracciano e ci abbracciano strettamente in una terra magica che ci rapisce e si fonde con la parte bambina della nostra intima essenza.
La vicenda inizia a Vigata, a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento e finisce con lo sbarco degli Alleati in Sicilia . Gnazio, il nostro antieroe, l’antiulisse per eccellenza, non volendo essere considerato un “pidocchio” come quello che, dimenticato da Dio e dagli uomini dovette nascondersi tra i capelli del Patriarca Noè per poter sopravvivere, parte per l’America in cerca di fortuna, attraversando un mare che lo impaurisce e lo sgomenta. Ma il suo sogno è tornare nella terra natìa: vuole vivere e morire là, in quella sua meravigliosa isola e come Ulisse agogna il ritorno alla sua Itaca. Vi rientra dopo 25 anni di assenza e compra una lingua di terreno incolto e circondato dalle acque nella contrada Ninfa. Nonostante la sua avversione per il mare che circonda la proprietà, Gnazio viene affascinato da un grande ulivo secolare accanto al quale decide di costruire la sua casa. Sotto le sue abili cure la terra rifiorisce. Passati i quarant’anni Gnazio decide di prender moglie e si rivolge alla ‘gna Pina, erborista e sensale, che gli fa conoscere la bellissima Maruzza Musumeci che vive con la sua enigmatica e conturbante bisnonna Minica. Gnazio ne rimane folgorato. Maruzza e Minica, nonostante le femminee se