Il libro ricostruisce il periodo trascorso da Marino Marini in Svizzera tra il 1943 e il 1946: tre anni cruciali, che determinarono un profondo cambiamento personale e l'evoluzione della sua opera verso un nuovo espressionismo plastico, in dialogo con le più avanzate ricerche figurative a lui contemporanee. Sulle orme degli studi su questo periodo di Marini, e avvalendosi di un materiale documentario in gran parte inedito, l'autrice esamina le molteplici ragioni che concorsero a originare l'immagine del "nuovo Marino", più spirituale, progressista e sensibile alle istanze delle contemporaneità. Come visse Marini gli anni del soggiorno svizzero, calato in un contesto sociale e culturale così dissimile dal suo, e in una situazione economicamente difficile? Quanto influì l'ambiente antifascista della Svizzera sulla sua sensibilità d'artista e sul suo orientamento politico, allora in parte compromesso con i consensi e riconoscimenti ottenuti dal fascismo? Come venne accolta e giudicata la sua opera nel panorama artistico culturale svizzero, caratterizzato da un dominante eclettismo e da una pluralità di linguaggi diversi? Quali le relazioni riscontrabili con i successivi sviluppi creativi dopo il suo ritorno in patria? Sono alcuni degli interrogativi affrontati in questo libro, che ci consente di allargare lo sguardo ben oltre le vicende umane e artistiche di Marini.