II romanzo racconta la storia di un colpo di fulmine e dell'amore che unì l'inventore del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti, e la giovane pittrice Benedetta Cappa. A Roma, nell'atelier di Giacomo Balla, una sorta di salotto aperto agli intellettuali del tempo, Benedetta incontra Marinetti reduce da Parigi, dove ha appena pubblicato su "Le Figaro" lo scandaloso Manifesto del Futurismo, nel quale proclama tra l'altro di voler "uccidere il chiaro di luna" e con esso tutti i sentimentalismi. Nonostante questi ambiziosi propositi, Marinetti s'innamora della giovane e ben presto i due vanno a vivere insieme, sfidando le regole del perbenismo borghese. Per la coppia si aprono anni ruggenti, con soggiorni a Roma e Milano, Parigi e l'Egitto. Come artista e come moglie di Marinetti, Benedetta frequenta poeti e pittori famosi, da D'Annunzio e Apollinaire, a De Chirico e Boccioni. Non meno geniali sono le sue amiche, dalla pittrice Edita Broglio alla critica d'arte ebrea Margherita Sarfatti, in quel tempo amante di Mussolini, fino alla scrittrice Anna Banti. Nonostante le difficoltà, Benedetta riesce ad esprimersi come artista e come madre, come moglie e come amante, assurgendo al ruolo di regina del movimento futurista. Tra lei e Marinetti il sodalizio rimarrà saldo fino all'ultimo. Insieme, senza farsi scalfire, attraversano le luci e le ombre del ventennio fascista.