«Questi miei versi scandiscono gli archetipi, i simboli, le metafore che da sempre hanno costituito la linfa della mia poesia: il viaggio, la casa, l'Altro, Dio, lo specchio, la maschera, il sogno, la barca, i compagni, la dimenticanza, il giardino, gli dei, il fiume, i ritratti, il tempo, la cancellazione e soprattutto la steep darkness, l'abisso di cui parla Nietzsche, o quello rammentato con terribili parole da Rilke: l'abisso tra noi e Dio è pieno del buio di Dio, e quando qualcuno lo prova deve calarsi e ululare in quel baratro, più necessario che valicarlo» (Salvatore Martino)