L'evoluzione dei rapporti fra natura, cultura, etica e scienza non è tipica solo della modernità occidentale. Anche il Giappone, a partire dal XIX secolo, intrattiene con tali questioni una stretta dialettica, date le tragedie che nella storia ne hanno colpito il territorio e il tessuto sociale, come terremoti, maremoti e, nel XX secolo, le catastrofi umanitarie ed ecologiche provocate dagli abusi della tecnologia: su tutte, le atomiche sganciate nel 1945 e il recente disastro di Fukushima. Fabio Bartoli si rifà in "Mangascienza" ai miti greci per mettere in relazione i pilastri fondativi della scienza occidentale con quelli giapponesi, attraverso l'analisi degli anime (i disegni animati giapponesi), quasi sempre derivazione dei manga, i fumetti nipponici. L'autore si concentra sui cartoon televisivi di fantascienza per coglierne i riferimenti ai miti classici della cultura indoeuropea, che spesso si mescolano con quelli della tradizione, etica e storia della tecnologia nipponiche. "Mangascienza" dà un'inedita chiave di lettura per interpretare le ossessioni e i traumi psichici incentrati sulla scienza riversati nei fumetti e disegni animati giapponesi e dunque, almeno in parte, dei loro pubblici. Compreso quello italiano, i cui membri hanno condiviso con i coetanei asiatici temi, messaggi, valori e moniti lanciati da queste serie al contempo tetre e sgargianti. Prefazione di Giulio Giorello.