Un'espressione tratta da un antico desiderativo per un timido accostamento al genere poetico. Così l'autrice ama definire questa sua nuova esperienza stilistica, ripescando nell'archivio interiore di parole legate a memorie, illusioni, sogni, speranze. È la fitta trama di un percorso dello spirito che oscilla dal bisogno di ripiegamento e di silenzio, nella semioscurità, alla riscoperta delle infinite aperture della vita, alla luce del giorno. Una sintassi del dolore che dispiega tutti i suoi elementi nel tempo che sottrae, ma poi restituisce e risana. Le parole scivolano lungo una sottile linea di confine tra il rimpianto e il desiderio, tra la possibilità e la realtà. Suggestivi scatti in bianco e nero aiutano a scolpire le emozioni, a ricercare la forma di una sostanza indefinibile. Fermano frammenti di tempo, attimi di una vita qualsiasi in cui emerge, nonostante tutto, lo stesso coraggio di tacere e di urlare.