Magone - quella tristezza che non va né su né giù e blocca il respiro - è una parola utilizzata soprattutto nel nord Italia che ha trovato ospitalità nei libri di Teofilo Folengo e Dario Fo, Giorgio Bassani e Alberto Bevilacqua, Antonio Delfini e Gianni Celati, Pier Vittorio Tondelli e Maurizio Cucchi. Si può accostare allo spleen cantato da Baudelaire, alla litost narrata da Milan Kundera, al fado di José Saramago e alla samba di Vinicius de Moraes, sentimenti che hanno a che fare con il viaggio e con la nostalgia di casa e affondano le radici nei viaggi coatti, per schiavitù o per miseria.