Restare soli, diventare davvero adulti attraverso la perdita della figura di accudimento per eccellenza - la madre - apre, oltre alla ferita del lutto, lo spiraglio proprio alle domande cui nessun altro che lei saprebbe rispondere. Il desiderio di parlarne e condividere sentimenti, rimpianti e ricordi può essere pressante, specie per chi (come l'autrice) non ha fratelli o sorelle che conservino una memoria comune. E poi c'è il proprio percorso individuale, che si intreccia in modo complicato con il retaggio portato dalla famiglia. Di fronte a questa esperienza, universale eppure estremamente personale, Laura De Luca decide di ascoltare la voce che nei suoi pensieri sempre la accompagna, dandole la forma di un'altra sé. Ma l'amore no è un vero e proprio dialogo con la bambina di un tempo: un lavoro nitido e spietato in cui "Grande" racconta della madre a "Piccola", della sua vita e della sua vicenda umana. Una storia che contiene un buco, trasmesso nelle generazioni: un fil rouge di cose perdute e persone mancate. E infine una domanda cruciale: nella lunga avventura del crescere chi perde chi?