La versione del serpente dell'Eden sembra andare per la maggiore: troppe letture della Bibbia sono ispirate dall'immagine di Dio e dell'essere umano che questi ha suggerito. Si accetta un Dio superiore all'uomo e che tale intende restare, che punisce gli uomini se vogliono prendere il suo posto ed esige il sacrificio del migliore di essi affinché non restino nella maledizione; sul fronte opposto, si pensa a un uomo necessariamente bisognoso di Dio per potersela cavare, ma che può riuscire in ciò solo obbedendogli, pena la morte. Insomma, tra i due c'è una concorrenza fondamentale, superabile in un'alleanza ma solo al prezzo della sottomissione dell'uomo; una sottomissione che si lascia credere essere l'unico cammino possibile di libertà. Con la Bibbia alla mano, l'autore smaschera i presupposti del serpente e recupera una immagine di Dio e dell'essere umano radicalmente diversa. Dio crea l'uomo creatore, aperto al riconoscimento autentico dell'alterità: dell'universo, dell'altro, di Dio e anche propria. Dio e l'uomo sono così poco concorrenti da poter convivere nella persona di Gesù. Quanto al metodo di lettura, i percorsi biblici disegnati da Wénin nell'Antico Testamento si discostano deliberatamente dal metodo storico-critico, ma ne assumono i risultati per andare oltre, in uno sforzo ermeneutico che combina lo studio letterario con strumenti d'interpretazione provenienti dalle scienze umane.