Non c'è paesaggio più mutevole di quello del Gargano: dolce, amaro, desertico, lunare, mediterraneo, africano, nel giro di poche leghe. Giungiamo tra le rovine del Castello dei Giganti immortalato da un'incisione di Alfredo Petrucci. Non si sa per quale sovrano sia stato costruito, perché posto in questa solitudine, sull'orlo di un abisso (e morte vi si preparò per la regina Giovanna I). Vi si scopre il golfo di Manfredonia, le Murge, il Vulture e la biondeggiante distesa della Magna Piana, sino alla foce morente dell'Ofanto e Monte Sant'Angelo con le sue stradine bianche lastricate, i balconcini fioriti di basilico, le sue case a schiera, il campanile ottagonale e la basilica celeste di San Michele Arcangelo, il santo venuto a noi dalla Caldea. Il più potente di tutti i re e sovrani della terra. Il santo dei Longobardi, dei Franchi, dei Bizantini, dei Greci, l'Arcangelo della Milizia Celeste. Con traduzione in inglese di Cosma Siani. Fotografie di Guy Michel Bassac