"L'artista non ci offre una forma definitiva ma il generarsi della forma, che è poi il senso di questo contemplare il passato: l'opera non è morta, l'opera è viva, è feconda e il suo splendore attraversa i secoli e continua a illuminare gli uomini e il tempo. Uno splendore che si fa abbagliante in un'icona come l'Ultima Cena di Leonardo. A lei Puglisi ha voluto dedicare Il Grande Sacrificio, l'opera più imponente da lui realizzata. Scrive il poeta Davide Rondoni: «Il Grande Sacrificio nasce come doppia sfida. Perché dialoga con un capolavoro, e soprattutto perché da lì muove, sfidando ogni oscurità possibile - quella della vanità del sacrificio, come quella della vanità del tutto, compresa l'arte intera - per far emergere poco più di un segno, poco meno di un disegno o rilievo. Insomma, quasi balbettando da un nuovo sempre più estremo inizio»."