Un gruppo di giovani poco più che ventenni, studenti al Goldsmith College, intravedono finalmente la possibilità di rompere con la "vecchia" generazione e imporre con prepotenza segni e messaggi davvero nuovi. Capobranco di questo manipolo di anti-eroi, dove significativa è la presenza femminile, è Damien Hirst. Ancora studente, organizza la mostra Freeze che nel giro di poche settimane diventerà la "new thing" che tutti a Londra dovranno aver visto e sulla quale si dividono le opinioni, tra odio e amore, senza mezze misure. Siamo alla fine degli anni Ottanta, il collezionista Charles Saatchi diventa il principale sostenitore di questo gruppo di artisti noto come yBa (young British art). Negli anni Novanta Londra ritorna a essere così la città più cool del mondo, complice anche la musica (il Brit Pop, l'elettronica dei club), la letteratura (Irvine Welsh e gli acidi scozzesi, le periferie indiane di Hanif Kureishi), la moda (l'icona Kate Moss, le riviste e i giovani stilisti come Alexander McQueen). In pochi anni questi artisti assurgono all'olimpo internazionale con opere scandalose, prezzi molto rilevanti e la consacrazione della critica. "London shadow" racconta, con un testo di Luca Beatrice, lo spirito di un'autentica rivoluzione, attraverso le opere di sedici artisti (Gilbert&George, Damien Hirst, Jason Martin, Ian Davenport, Marc Quinn, Julian Opie, Tracey Emin, Sam Taylor-Wood, Sarah Lucas, Gavin Turk, Mat Collishaw, Darren Almond, Martin Creed, Liam Gillick, Gillian Wearing, Douglas Gordon), tutti della stessa generazione, nati in buona parte negli anni Sessanta, a eccezione di Gilbert&George, che infatti Hirst considerava appunto tra i suoi precursori perché capaci di unire il pensiero concettuale con l'immaginario pop e una forte tendenza trasgressiva anche in chiave omosessuale. Il libro è diviso in sezioni, ciascuna dedicata a un artista e composta da una scheda biografico-critica e dalle immagini delle opere in mostra.