L'autobiografia, il genere che più di tutti sembra celebrare il trionfo dell'individualità, risulta di fatto sottoposta alle norme vincolanti delle convenzioni letterarie. Questo volume ricostruisce dapprima il momento genetico della forma autobiografica, poi lo statuto fenomenologico, in un confronto ravvicinato con i generi contigui del diario, delle memorie, della biografia, degli epistolari, del romanzo autobiografico. Tra il monismo di un ipotetico codice onnicomprensivo e la polverizzazione dei singoli testi, si instaura una prassi intermedia con cui nella nebulosa dell'universo autobiografico si disegna la mappa provvisoria di numerose costellazioni, utili anche a chi voglia poi descrivere gli specifici pianeti dell'io, rappresentati dalle prove autobiografiche di Francesco D'Andrea, Vico, Muratori, Giannone, Rousseau, Goldoni, Alfieri, Casanova, Da Ponte. E il molteplice intersecarsi delle forme, combinato con il rifrangersi delle metodologie, convergenti dai territori della letteratura, della gnoseologia, della psicologia, dell'etica religiosa, della storia delle idee, rende ormai inadeguata l'icona tradizionale di Narciso, perché lo specchio in cui si ritrae l'autobiografo, anziché piano, si rivela parabolico. Anche l'autobiografia è esposta al fenomeno ottico della diffrazione e alla sua scrittura si rivela più conveniente la metafora dedalea del labirinto.