Nell'ambito della filosofia moderna si fa strada l'idea che, tra le potenze dello spirito umano, il sentire non consista in un incontro puntuale con il mondo e le sue realtà, mentre il pensiero e lo spirito apparirebbero come potenze di 'oltrepassamento', in grado di superare i confini della realtà materiale, le lucreziane flammantia moenia mundi. Questo libro percorre i luoghi teorici della modernità nell'intento di rilevare il disegno di un dialogo a più voci tra Cartesio, Leibniz, e altri - da cui emergono le molteplici dimensioni del sentire: dal radicarsi della sfera sensibile nel cogito alle sorgenti sotterranee delle 'piccole percezioni' di Leibniz fino alle teleologie stratificate delle intenzionalità husserliane e alle interruzioni e intersezioni dei luoghi del profondo in Freud. Nell'intreccio che si vien delineando, la figura antropologica appare in dissolvenza, mentre la fluidificazione dei concetti lascia emergere un tessuto di domande che dalle modularità del cogito alle tracce dell'infinitesimale, dai rinvii intenzionali alle fratture della testualità freudiana, fanno segno a una soggettività molteplice, che si espone e si riconosce nelle proprie fratture.