Il poeta ci conduce attraverso la pervasiva tensione delle sue esplorazioni, ci racconta dei fantasmi che affiorano dalla memoria, a volte ingannevolmente dolci ma ben più spesso sinistri. Fantasmi provenienti da zone remote, a partire dall'«oceano dell'infanzia», assorbiti in un presente che ne rispecchia un forte senso inquieto di solitudine e silenzio. Prevale l'ambientazione in una realtà urbana con i suoi concreti dettagli, dove l'io lirico compie viaggi notturni, tra autobus, supermercati o sale cinematografiche, «nel dedalo / delle piccole convulsioni» di una quotidianità opaca. La narrazione che ne scaturisce è ricca di figure e personaggi, nello squallore di «un male senza origine»; l'atmosfera è quella di un perenne esilio, pur con improvvisi, rapidi squarci di una luce viva per quanto molto effimera, in quadri di sapore a volte onirico. Circola dunque, in "Linea intera, linea spezzata", la presenza costante del ricordo, sempre attivo e formicolante nelle sue briciole più indelebili, nelle sue molteplici immagini, misteriosamente capaci di oltrepassare se stesse. E insieme si manifesta con vibrazioni inattese tanta "prosa", qui opportunamente giostrata in una versificazione aperta, duttile, che ne modifica i contorni con una capacità immediata di coinvolgimento comunicativo. Un percorso, quello di questo libro, articolato e insieme unitario, che si impone nella sobrietà cupamente orizzontale delle emozionanti parti che precedono - spesso anticipandola nei toni - quella verticalità vibrante e tagliente in profondo che si delinea nel decisivo capitolo finale.