Profondo senso della giustizia sociale, costante impegno per la salvaguardia dei diritti fondamentali, energica attenzione alle classi subalterne e assidua azione a tutela di donne e fanciulli, individuati come la parte più debole della società italiana del Novecento. Sono le caratteristiche della sfaccettata personalità di Lina Merlin, che esercitò un ruolo cruciale nella rinascita dell'Italia stravolta dalla seconda guerra mondiale. Femminista ante litteram, insegnante appassionata, militante socialista fin dal primo dopoguerra, fu un personaggio scomodo, non ultimo per il rigore e la caparbietà con cui lottò per gli ideali di libertà, eguaglianza e giustizia sociale. Convinta antifascista, non prestò giuramento, perdendo così il lavoro di insegnante e affrontando il confino. Sensibile ai bisogni delle classi subalterne, trasferì tali istanze nelle aule parlamentari, prima alla Costituente e poi, per le tre successive legislature, in Senato e alla Camera. Sebbene attiva su più fronti, dalla tutela della donna e dell'infanzia alla difesa della Costituzione e dei diritti dei lavoratori, fu la sua proposta di legge per l'abolizione delle "case chiuse" a conferirle una notorietà internazionale, tanto che il suo nome è tuttora accostato alla legge del '58, nota appunto come "legge Merlin". Una fama che non rende ragione della ben più complessa dimensione culturale, umana e civile evidenziata in questo libro.