La monografia presenta una selezione di 66 fotografie realizzate da Lidia Bagnara nel corso di molti anni, in stagioni diverse e in tanti luoghi diversi: India, Cappadocia, Cuba, Libano, Giordania, Siria. Come scrive Giovanna Calvenzi nel suo saggio, queste immagini "stampate e messe in sequenza senza alcuna didascalia, pagina dopo pagina costringono a un'immersione nella soggettività del suo raccontare, alla quale è impossibile sottrarsi. La fotografia di Lidia Bagnara è senza tempo e senza maestri. Diventa pittorica senza esserlo, diventa narrazione senza volerlo... I suoi non sono appunti di viaggio ma trascrizioni di sensazioni che raccontano di profumi, di odori, di calore, di polvere, colte con la velocità della percezione che non passa dalla razionalizzazione se non a posteriori. Nello scorrere dei frammenti emergono a volte sguardi diretti, piccole precisioni incongrue che rivelano tuttavia la profonda gamma di affetti che legano Lidia Bagnara ai luoghi che attraversa. Il suo sguardo non indugia sulle architetture o sui paesaggi, non si ferma di fronte ai gesti o alle persone, ma passa veloce, coglie le realtà più esotiche quasi con la coda dell'occhio, non a occhi chiusi, come vorrebbe, ma intuendo quasi la fugacità degli incontri, con la volontà precisa di ignorare l'esotismo dei luoghi. Ogni singola immagine è un ricordo privato, senza data e senza luogo di provenienza, e del ricordo conserva la vaghezza un po' pigra."