«Per chi non lo sapesse, sono una beghina, una di quelle che otto-nove secoli fa diedero tanto da fare a vescovi e inquisitori, chi le voleva sante, chi demoni scatenati, da mandare al rogo. Comunque non eran le devote false, ipocrite e intriganti, ovvero le 'bigotte' che pensi tu, lettor mio disinformato: sono una beghina sì, quanto dire tutta a tutti, intera e senza infingimenti, ma... di nessuno». Parigi, 1° giugno 1310. La beghina Marguerite Porete brucia sul rogo insieme alle sue idee, accusata di eresia per «ribellione e disobbedienza» dopo essersi rifiutata di ritirare dalla circolazione il suo più volte condannato Miroir des âmes simples. È il 1944 quando Romana Guarnieri identifica l'autrice del testo, fino ad allora anonimo; nel 1965 ne pubblica l'edizione critica riconoscendolo definitivamente come il testo capitale del movimento del Libero Spirito e restituendone all'autrice la maternità. In ideale continuità con quello di Marguerite, il pensiero radicale di Romana Guarnieri, «ultima beghina del Novecento», rappresenta il punto di partenza da cui si irradia una nuova visione della mistica beghinale del XIII secolo. Un'avventura, quella delle beghine di oggi, in grado di aprire strade di autonomia e libertà femminile sfuggendo a destini già segnati e a canoni convenzionali.