Torino: otto circoscrizioni, trentaquattro quartieri, oltre 836.000 abitanti. Un solo comune denominatore: l'Arte Nuova, il Liberty. Declinata, caso singolarissimo se non unico al mondo, in ogni tipologia edilizia: dal palazzo di pigione alla villa signorile, dalla fabbrica ai bagni pubblici, dalla scuola alla caserma, all'ospedale, dagli impianti sportivi ai monumenti, la nuova architettura coinvolge committenti e artisti e salda in un solo linguaggio scelte politiche e sociali. La prima capitale dell'Italia finalmente unita, che nel 1861 ha 173.305 residenti, nel cinquantenario arriva a 415.667 abitanti la cui dimora sono gli edifici liberty capaci di dare un nuovo volto alla città juvarriana e attuare un formidabile piano di risanamento del centro storico di quella Torino che, nel 1902, è premiata dal formidabile successo della Prima Esposizione Internazionale d'Arte Decorativa Moderna. È la deflagrazione del nuovo linguaggio, l'arte che diviene quotidianità nella città positivista e in rapidissima crescita. È la nascita di un modello di civiltà urbana unico, espressione di un consapevole atteggiamento degli amministratori locali che agiscono all'unisono, per favorire lo sviluppo sociale ed economico del territorio.